L’ultimo giro di Ayrton Senna

Nel week end che ad Abu Dhabi ha visto vincitore Verstappen, su Sky (e NOW in streaming) un nuovo appuntamento con “Storie di Matteo Marani” torna con un coinvolgente ed emozionante episodio, “L’ultimo giro di Ayrton”, dedicato al pilota più amato nell’intera storia della Formula 1.

Sono passati moltissimi anni da quel maledetto weekend Imolese dove in un solo colpo due piloti di F1 persero tragicamente la vita durante il Gran Premio di Imola San Marino, valevole per il Campionato mondiale di Formula 1.

Il sabato durante l’ultima sessione di prove perse tragicamente la Vita il pilota austriaco Roland Ratzenberger, al volante di una Minardi.

Uno dei primi ad accorre sul luogo fu proprio il compianto Ayrton Senna che da molto tempo stava combattendo per la sicurezza dei Piloti in pista.

Quel weekend Senna pur avendo fatto segnare il miglior tempo ed aver ottenuto la Pole Position, era molto preoccupato in quando il circuito di Imola era ed è tuttora uno dei circuiti più veloci di tutto il mondiale.

La griglia di partenza dell’epoca vedeva:

  1. Ayrton Senna – Williams-Renault
    1’21″548
  2. Michael Schumacher – Benetton-Ford
    1’21″885  +0″337
  3. Gerhard Berger – Ferrari
    1’22″113 +0″565
  4. Damon Hill – Williams-Renault
    1’22″168 +0″620
  5. Jyrki Järvi lehto – Benetton-Ford
    1’22″717 +1″169
  6. Nicola Larini – Ferrari
    1’22″841 +1″293

Ripercorriamo le fasi concitate di quei momenti. È domenica inizio di un pomeriggio come tanti altri, le macchine sono già schierate nella pista e i meccanici mettono a punto le ultime attenzioni prima del giro di formazione e la poi la partenza vera e propria. Ore 14 scatta il via di un Gran Premio come tanti.

Allo scattare del semaforo verde la Benetton di JJ Lehto, quinta in griglia, ebbe un problema tecnico e spense il motore, rimanendo ferma sulla piazzola. Le macchine che la seguivano scartarono bruscamente sui lati per evitarla, ma Pedro Lamy, partito dalle retrovie, si avvide dell’ostacolo solo all’ultimo momento: l’elevata velocità e la presenza di altre monoposto al suo fianco resero inevitabile il violento impatto, con la Lotus che letteralmente sfondò il retrotreno della Benetton, andando poi alla deriva per un centinaio di metri e fermandosi allo sbocco della pit-lane. Entrambi i piloti non riportarono conseguenze, ma i detriti persi dalle auto coinvolte volarono in tutte le direzioni, alcuni di essi scavalcarono le recinzioni e finirono sulle tribune ferendo nove spettatori, dei quali uno, colpito da una gomma, rimase qualche giorno in coma.

Poiché il rettilineo dei box si era riempito di detriti, la direzione di gara ordinò l’ingresso in pista della safety car (condotta dal pilota Max Angelelli), per rallentare i concorrenti e dare modo ai commissari di ripulire il tracciato e spostare i relitti delle auto incidentate.

La decisione causò le proteste di alcuni piloti, timorosi che il rallentamento potesse compromettere la loro gara.  Una volta pulita la pista la gara riprese, Senna aveva mantenuto il comando e subito segnò un buon tempo cronometrato, inseguito a breve distanza da Schumacher.

Nel corso del settimo giro, alle ore 14:17 la Williams del brasiliano approcciò normalmente la svolta del Tamburello a una velocità di circa 310 km/h. In questo frangente il piantone dello sterzo cedette alle sollecitazioni e la vettura divenne ingovernabile. Senna, accortosi di non riuscire a curvare e di stare andando dritto, frenò bruscamente fino a ridurre la velocità a 211 km/h, ma la via di fuga era troppo stretta. Nel giro di 2 secondi la Wiliams impattò quasi frontalmente contro il muretto. La grande energia cinetica fece rimbalzare la macchina all’indietro verso la pista: essa toccò di traverso la striscia d’erba che separava il tracciato dalla via di fuga e ritornò verso l’esterno, per poi arrestarsi una cinquantina di metri più avanti. Nella carambola una sospensione dell’auto si spezzò con ancora attaccata la gomma e colpì Senna alla testa, provocandogli un grave trauma cranico; inoltre il braccio scheggiato della sospensione penetrò nel casco attraverso la visiera, ferendo gravemente il pilota nel lobo frontale destro, poco sopra l’occhio. Resasi conto dell’immobilità del pilota nel relitto della macchina, la direzione di gara espose la bandiera rossa e chiamò i soccorsi. Senna restò per molti interminabili minuti dentro la sua autovettura immobile senza muoversi, quando fu estratto dall’abitacolo fu adagiato a terra e con un elicottero fu trasportato all’ospedale maggiore di Bologna dove poco più tardi terminava la vita di un grande Campione che dalla sua semplicità aveva costruito un mito che ancor oggi a distanza di moltissimi anni resta indimenticabile e nel cuore della gente.

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Postato il 14 dicembre

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